Atto Camera
Mozione 1-00137
presentata da SIMONE BALDELLI
giovedì 29 marzo 2007 nella seduta n.137
La Camera,
premesso che:
il Governo ha introdotto nella legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) una serie di norme non chiare e ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo di dubbia costituzionalità, dirette a consentire l'inquadramento nei ruoli delle pubbliche amministrazioni del personale cosiddetto precario;
non esistono dati ufficiali certi sulla consistenza numerica del suddetto personale, il quale comunque secondo le stime più attendibili dovrebbe abbondantemente superare le 300.000 unità, senza considerare i cosiddetti precari della scuola;
in tale ambito confluiscono situazioni assolutamente eterogenee, tra le quali accanto ai contratti a termine ed ai contratti di formazione e lavoro, si registrano situazioni con un carattere di stabilità assai minore quali le collaborazioni coordinate e continuative, o caratterizzate da una finalità essenzialmente assistenziale, quali i lavori socialmente utili, o che non sono nemmeno qualificabili come rapporti di lavoro in senso tecnico, quali gli assegnisti di lavoro;
il problema dei cosiddetti «precari storici», ovvero di quei lavoratori il cui contratto venga rinnovato sistematicamente da molti anni, rappresenta una percentuale minima del problema (il numero di precari che lavorano nelle pubblica amministrazione da più di sei anni può essere stimato in 10.000 unità rispetto alle 300.000 totali);
oltre il 90 per cento dei suddetti 300.000 precari si registra presso le amministrazioni non statali, ed in particolare presso regioni, servizio sanitario e amministrazioni locali;
ogni dipendente pubblico costa alle tasche dei cittadini e della collettività circa 33 mila euro l'anno. Con quattrocentomila eccedenze, stiamo parlando di circa 13 miliardi di servizi che non vengono svolti;
i criteri individuati dalla legge finanziaria per il 2007 consentiranno di fatto l'assunzione di tutti i precari delle pubbliche amministrazioni, anche nei casi nei quali è del tutto evidente l'irragionevolezza di tale soluzione, come ad esempio nel caso di: tutti coloro che hanno un contratto alla data del 29 settembre, indipendentemente dall'anzianità; coloro che hanno solo tre anni di servizio, anche non continuativi e senza contratto in corso; coloro che hanno avuto contratti con diverse amministrazioni in periodi diversi; coloro che hanno lavorato nei gabinetti di ministri, sottosegretari, presidenti ed assessori (come indirettamente confermato da una circolare dell'Anci frettolosamente ritirata nei giorni scorsi al solo fine di evitare polemiche); coloro che non hanno mai sostenuto una procedura selettiva, in favore dei quali se ne organizzerebbe una riservata evidentemente fittizia;
dopo anni di blocco e di relative proroghe di graduatorie vi sono oltre 70.000 vincitori di concorso ed altrettanti idonei che potrebbero vantare un diritto maggiore e costituzionalmente legittimo di essere assunti e che, soprattutto potrebbero rappresentare l'ingresso di energie giovani, motivate e preparate nella pubblica amministrazione, energie indispensabili se si vuole realmente perseguire l'obiettivo della modernizzazione;
in ottemperanza al principio di cui all'articolo 97 della Costituzione, l'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001 esclude che la violazione di norme imperative relative a forme contrattuali flessibili da parte delle pubbliche amministrazioni possa in ogni caso dar vita alla trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro;
la diffusione di forme contrattuali flessibili nel pubblico impiego sia stato sostanzialmente un modo per le pubbliche amministrazioni per eludere le norme di legge dirette a contenere il numero dei pubblici dipendenti (attraverso limitazioni al turn over) nonché il vincolo costituzionale del pubblico concorso;
l'altro potente incentivo al ricorso a forme flessibili di lavoro anche per soddisfare esigenze ordinarie di funzionamento delle amministrazioni sia stato storicamente rappresentato dalla eccessiva rigidità del lavoro pubblico sia in termini di mobilità, che in termini di orario di lavoro (basti pensare all'incomprensibile penalizzazione dei compensi per il lavoro straordinario che si registra in tutti i contratti collettivi del pubblico impiego), tematiche affidate alla contrattazione con i sindacati, i quali sono del tutto indisponibili sul punto, nonostante il gran «parlare» di incentivazione della produttività;
l'insieme di norme crea una incostituzionale disparità di trattamento in quanto diverse sono le tipologie di lavoratori che possono essere stabilizzate dalle varie amministrazioni senza che tali differenze, abbiano un fondamento razionale;
la situazione di confusione è ulteriormente destinata ad aumentare considerata la facoltà per le amministrazioni di individuare i propri precari con regolamento; quest'anno le amministrazioni sottoposte al patto di stabilità comprenderanno in questo anche le spese di personale senza avere dei tetti specifici su tale spesa, ma solo un principio debole di riduzione della spesa (comma 557), senza obiettivi e sanzioni, e questo dato insieme alle norme sulla stabilizzazione porterà ad una crescita del personale e della relativa spesa, impedendo di fatto di poter fare il reclutamento necessario;
attraverso la stabilizzazione degli LSU, che appartengono alle categorie professionali meno elevate, le pubbliche amministrazioni dovranno ricreare i profili di basso livello che fanno riferimento a funzioni che ormai dovrebbero essere state esternalizzate;
dopo aver portato le amministrazioni a ridurre gli organici, oggi le stesse sono costrette a riempire i posti solo con il personale generico, dato che la maggioranza del personale precario non ricopre profili specialistici;
inoltre, secondo le organizzazioni sindacali le assunzioni dei precari sarebbero da considerare come assunzioni esterne, e quindi, i posti rimanenti dovranno essere riservati alle progressioni interne, e ciò determinerebbe un ulteriore danno per i giovarti, laureati e non, in cerca di occupazione e un ulteriore dequalificazione per le amministrazioni;
nella giornata di mercoledì 21 marzo si è avuta la notizia di un'intesa raggiunta dal Governo con CGIL, CISL e UIL, per dare in tempi ristrettissimi un'attuazione estensiva alla stabilizzazione dei precari delle pubbliche amministrazioni;
nell'ambito dei lavori dell'XI Commissione alla Camera è in corso una indagine conoscitiva «sulle cause e le dimensioni del precariato nel mondo del lavoro» e che, dall'audizione dei vari operatori dei mercato del lavoro, sta emergendo che il teorema della sovrapponibilità del concetto di precariato con quello della flessibilità non è proponibile;
mentre nel settore privato l'uso dei contratti cosiddetti flessibili è un canale che agevola l'ingresso nel mondo del lavoro e che, nel tempo, queste forme contrattuali tendono a trasformarsi in posizioni lavorative stabili, nel pubblico, invece, non essendo possibile lo stesso percorso di stabilizzazione, occorre mettere dei paletti normativi affinché, innanzitutto, si possa porre urgentemente rimedio all'uso distorto dei contratti cosiddetti flessibili, che, attraverso rinnovi reiterati, vengono utilizzati non per un fabbisogno momentaneo ma per un fabbisogno stabile e duraturo nel tempo e quindi in ultima istanza, per aggirare il blocco delle assunzioni o l'indizione dei concorsi;
l'uso distorto della flessibilità nell'ambito del pubblico impiego ingenera la falsa aspettativa di una sicura futura stabilizzazione in tutti coloro che prestano la propria attività lavorativa nell'ambito della pubblica amministrazione con un contratto diverso da quello a tempo indeterminato e per questo motivo, sarebbe opportuno rendere realmente spendibile sul mercato questo tipo di prestazioni lavorative;
impegna il Governo:
ad adottare iniziative urgenti volte ad individuare, nel percorso della stabilizzazione delle posizioni contrattuali flessibili nella pubblica amministrazione, che dovrà necessariamente prevedere, secondo il principio della meritocrazia, prove selettive aperte ove non siano già state svolte, i casi di effettivo precariato, in relazione alla durata e alla natura del rapporto;
ad adottare iniziative urgenti per chiarire che in nessun caso la stabilizzazione potrà riguardare il rapporto di lavoro con gli uffici di diretta collaborazione di incarichi politici (dai ministri ai sindaci), scongiurando l'ipotesi di una sorta di maxi-assunzione dei cosiddetti portaborse;
ad adottare iniziative urgenti per garantire che la stabilizzazione dei precari sia comunque finalizzata a coprire le carenze di organico delle amministrazioni e non si risolva nell'ulteriore rigonfiamento di ruoli di amministrazioni che presentano esuberi;
ad adottare iniziative urgenti per prevedere l'assunzione dei vincitori e gli idonei dei concorsi pubblici, con riferimento alle graduatorie ancora in vigore;
ad adottare iniziative normative urgenti per consentire che, attraverso la mobilità dei dipendenti pubblici, la flessibilità dei turni e degli orari e l'incentivazione degli straordinari, le amministrazioni possano far fronte alle proprie esigenze organizzative mediante il personale di ruolo;
ad adottare iniziative normative urgenti volte innanzitutto ad impedire il formarsi di nuove sacche di precariato nella pubblica amministrazione, prevedendo in particolare un regime di responsabilità amministrativa e contabile per il dirigente pubblico che stipuli un contratto di lavoro flessibile, al di fuori delle condizioni e dei termini previsti in via generale per tali tipologie di contratto;
ad assumere le iniziative volte a permettere al lavoratore, che presta la propria attività lavorativa presso la pubblica amministrazione con un contratto flessibile, di poter spendere sul mercato, in maniera proficua, questa esperienza lavorativa, senza che si ingeneri l'aspettativa di una sicura assunzione a tempo indeterminato nell'ambito dell'apparato amministrativo dello Stato;
ad adottare iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento degli impiegati pubblici che promuova il ruolo dei dirigenti, fortemente penalizzati dal cosiddetto «memorandum» sul lavoro pubblico sottoscritto lo scorso gennaio. (1-00137) «Baldelli, La Loggia, Martino, Prestigiacomo, Fabbri, Aprea, Osvaldo Napoli, Mistrello Destro, Galli, Giacomoni, Pelino, Rosso, Della Vedova, Gianfranco Conte, Santelli».
non esistono dati ufficiali certi sulla consistenza numerica del suddetto personale, il quale comunque secondo le stime più attendibili dovrebbe abbondantemente superare le 300.000 unità, senza considerare i cosiddetti precari della scuola;
in tale ambito confluiscono situazioni assolutamente eterogenee, tra le quali accanto ai contratti a termine ed ai contratti di formazione e lavoro, si registrano situazioni con un carattere di stabilità assai minore quali le collaborazioni coordinate e continuative, o caratterizzate da una finalità essenzialmente assistenziale, quali i lavori socialmente utili, o che non sono nemmeno qualificabili come rapporti di lavoro in senso tecnico, quali gli assegnisti di lavoro;
il problema dei cosiddetti «precari storici», ovvero di quei lavoratori il cui contratto venga rinnovato sistematicamente da molti anni, rappresenta una percentuale minima del problema (il numero di precari che lavorano nelle pubblica amministrazione da più di sei anni può essere stimato in 10.000 unità rispetto alle 300.000 totali);
oltre il 90 per cento dei suddetti 300.000 precari si registra presso le amministrazioni non statali, ed in particolare presso regioni, servizio sanitario e amministrazioni locali;
ogni dipendente pubblico costa alle tasche dei cittadini e della collettività circa 33 mila euro l'anno. Con quattrocentomila eccedenze, stiamo parlando di circa 13 miliardi di servizi che non vengono svolti;
i criteri individuati dalla legge finanziaria per il 2007 consentiranno di fatto l'assunzione di tutti i precari delle pubbliche amministrazioni, anche nei casi nei quali è del tutto evidente l'irragionevolezza di tale soluzione, come ad esempio nel caso di: tutti coloro che hanno un contratto alla data del 29 settembre, indipendentemente dall'anzianità; coloro che hanno solo tre anni di servizio, anche non continuativi e senza contratto in corso; coloro che hanno avuto contratti con diverse amministrazioni in periodi diversi; coloro che hanno lavorato nei gabinetti di ministri, sottosegretari, presidenti ed assessori (come indirettamente confermato da una circolare dell'Anci frettolosamente ritirata nei giorni scorsi al solo fine di evitare polemiche); coloro che non hanno mai sostenuto una procedura selettiva, in favore dei quali se ne organizzerebbe una riservata evidentemente fittizia;
dopo anni di blocco e di relative proroghe di graduatorie vi sono oltre 70.000 vincitori di concorso ed altrettanti idonei che potrebbero vantare un diritto maggiore e costituzionalmente legittimo di essere assunti e che, soprattutto potrebbero rappresentare l'ingresso di energie giovani, motivate e preparate nella pubblica amministrazione, energie indispensabili se si vuole realmente perseguire l'obiettivo della modernizzazione;
in ottemperanza al principio di cui all'articolo 97 della Costituzione, l'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001 esclude che la violazione di norme imperative relative a forme contrattuali flessibili da parte delle pubbliche amministrazioni possa in ogni caso dar vita alla trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro;
la diffusione di forme contrattuali flessibili nel pubblico impiego sia stato sostanzialmente un modo per le pubbliche amministrazioni per eludere le norme di legge dirette a contenere il numero dei pubblici dipendenti (attraverso limitazioni al turn over) nonché il vincolo costituzionale del pubblico concorso;
l'altro potente incentivo al ricorso a forme flessibili di lavoro anche per soddisfare esigenze ordinarie di funzionamento delle amministrazioni sia stato storicamente rappresentato dalla eccessiva rigidità del lavoro pubblico sia in termini di mobilità, che in termini di orario di lavoro (basti pensare all'incomprensibile penalizzazione dei compensi per il lavoro straordinario che si registra in tutti i contratti collettivi del pubblico impiego), tematiche affidate alla contrattazione con i sindacati, i quali sono del tutto indisponibili sul punto, nonostante il gran «parlare» di incentivazione della produttività;
l'insieme di norme crea una incostituzionale disparità di trattamento in quanto diverse sono le tipologie di lavoratori che possono essere stabilizzate dalle varie amministrazioni senza che tali differenze, abbiano un fondamento razionale;
la situazione di confusione è ulteriormente destinata ad aumentare considerata la facoltà per le amministrazioni di individuare i propri precari con regolamento; quest'anno le amministrazioni sottoposte al patto di stabilità comprenderanno in questo anche le spese di personale senza avere dei tetti specifici su tale spesa, ma solo un principio debole di riduzione della spesa (comma 557), senza obiettivi e sanzioni, e questo dato insieme alle norme sulla stabilizzazione porterà ad una crescita del personale e della relativa spesa, impedendo di fatto di poter fare il reclutamento necessario;
attraverso la stabilizzazione degli LSU, che appartengono alle categorie professionali meno elevate, le pubbliche amministrazioni dovranno ricreare i profili di basso livello che fanno riferimento a funzioni che ormai dovrebbero essere state esternalizzate;
dopo aver portato le amministrazioni a ridurre gli organici, oggi le stesse sono costrette a riempire i posti solo con il personale generico, dato che la maggioranza del personale precario non ricopre profili specialistici;
inoltre, secondo le organizzazioni sindacali le assunzioni dei precari sarebbero da considerare come assunzioni esterne, e quindi, i posti rimanenti dovranno essere riservati alle progressioni interne, e ciò determinerebbe un ulteriore danno per i giovarti, laureati e non, in cerca di occupazione e un ulteriore dequalificazione per le amministrazioni;
nella giornata di mercoledì 21 marzo si è avuta la notizia di un'intesa raggiunta dal Governo con CGIL, CISL e UIL, per dare in tempi ristrettissimi un'attuazione estensiva alla stabilizzazione dei precari delle pubbliche amministrazioni;
nell'ambito dei lavori dell'XI Commissione alla Camera è in corso una indagine conoscitiva «sulle cause e le dimensioni del precariato nel mondo del lavoro» e che, dall'audizione dei vari operatori dei mercato del lavoro, sta emergendo che il teorema della sovrapponibilità del concetto di precariato con quello della flessibilità non è proponibile;
mentre nel settore privato l'uso dei contratti cosiddetti flessibili è un canale che agevola l'ingresso nel mondo del lavoro e che, nel tempo, queste forme contrattuali tendono a trasformarsi in posizioni lavorative stabili, nel pubblico, invece, non essendo possibile lo stesso percorso di stabilizzazione, occorre mettere dei paletti normativi affinché, innanzitutto, si possa porre urgentemente rimedio all'uso distorto dei contratti cosiddetti flessibili, che, attraverso rinnovi reiterati, vengono utilizzati non per un fabbisogno momentaneo ma per un fabbisogno stabile e duraturo nel tempo e quindi in ultima istanza, per aggirare il blocco delle assunzioni o l'indizione dei concorsi;
l'uso distorto della flessibilità nell'ambito del pubblico impiego ingenera la falsa aspettativa di una sicura futura stabilizzazione in tutti coloro che prestano la propria attività lavorativa nell'ambito della pubblica amministrazione con un contratto diverso da quello a tempo indeterminato e per questo motivo, sarebbe opportuno rendere realmente spendibile sul mercato questo tipo di prestazioni lavorative;
impegna il Governo:
ad adottare iniziative urgenti volte ad individuare, nel percorso della stabilizzazione delle posizioni contrattuali flessibili nella pubblica amministrazione, che dovrà necessariamente prevedere, secondo il principio della meritocrazia, prove selettive aperte ove non siano già state svolte, i casi di effettivo precariato, in relazione alla durata e alla natura del rapporto;
ad adottare iniziative urgenti per chiarire che in nessun caso la stabilizzazione potrà riguardare il rapporto di lavoro con gli uffici di diretta collaborazione di incarichi politici (dai ministri ai sindaci), scongiurando l'ipotesi di una sorta di maxi-assunzione dei cosiddetti portaborse;
ad adottare iniziative urgenti per garantire che la stabilizzazione dei precari sia comunque finalizzata a coprire le carenze di organico delle amministrazioni e non si risolva nell'ulteriore rigonfiamento di ruoli di amministrazioni che presentano esuberi;
ad adottare iniziative urgenti per prevedere l'assunzione dei vincitori e gli idonei dei concorsi pubblici, con riferimento alle graduatorie ancora in vigore;
ad adottare iniziative normative urgenti per consentire che, attraverso la mobilità dei dipendenti pubblici, la flessibilità dei turni e degli orari e l'incentivazione degli straordinari, le amministrazioni possano far fronte alle proprie esigenze organizzative mediante il personale di ruolo;
ad adottare iniziative normative urgenti volte innanzitutto ad impedire il formarsi di nuove sacche di precariato nella pubblica amministrazione, prevedendo in particolare un regime di responsabilità amministrativa e contabile per il dirigente pubblico che stipuli un contratto di lavoro flessibile, al di fuori delle condizioni e dei termini previsti in via generale per tali tipologie di contratto;
ad assumere le iniziative volte a permettere al lavoratore, che presta la propria attività lavorativa presso la pubblica amministrazione con un contratto flessibile, di poter spendere sul mercato, in maniera proficua, questa esperienza lavorativa, senza che si ingeneri l'aspettativa di una sicura assunzione a tempo indeterminato nell'ambito dell'apparato amministrativo dello Stato;
ad adottare iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento degli impiegati pubblici che promuova il ruolo dei dirigenti, fortemente penalizzati dal cosiddetto «memorandum» sul lavoro pubblico sottoscritto lo scorso gennaio. (1-00137) «Baldelli, La Loggia, Martino, Prestigiacomo, Fabbri, Aprea, Osvaldo Napoli, Mistrello Destro, Galli, Giacomoni, Pelino, Rosso, Della Vedova, Gianfranco Conte, Santelli».
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