mercoledì 25 aprile 2007

Ecco come è andata (estrapolato dal Resoconto stenografico della Camera)...

Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 148 del 23/4/2007

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE.Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni. È iscritto a parlare il deputato Baldelli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00137. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, discutiamo su un argomento che in parte è già stato affrontato in sede di sindacato ispettivo, in particolare di interpellanze urgenti e di question time. Mi sia concessa l'occasione per ringraziare il sottosegretario Scanu per la sua presenza, e di sottolineare, al pari della sua presenza, sempre molto cortese, e della competenza con cui affronta i temi posti dalla nostra parte politica in relazione al precariato nel pubblico impiego, come contestualmente si registrino un'assenza e una «latitanza», piuttosto evidenti e chiare, da parte del ministro. Chiediamo al sottosegretario Scanu, se ne ha la possibilità, di capire, anche nel corso di note trasmissioni del servizio pubblico come Chi l'ha visto, se vi siano tracce del ministro della funzione pubblica, ovvero delle riforme e delle innovazioni nella pubblica amministrazione, come viene ora definito, affinché possa chiarire la posizione ufficiale del Governo ed apparire in quest'aula in carne ed ossa; ciò al fine di giustificare le posizioni, spesso contraddittorie, assunte dal suo dicastero, nonché di dimostrare che si occupa di ascoltare anche il Parlamento, oltre che i sindacati, con i quali sembra avere il piacere di stipulare, attraverso foglietti portati a conoscenza dell'opinione pubblica mediante articoli di giornali, accordi sottobanco insieme al sottosegretario Sartor. Tornando alle mozioni in esame, il gruppo di Forza Italia ha presentato il documento di cui sono primo firmatario nella convinzione che si debba finalmente creare in questo Parlamento un'occasione per discutere in maniera approfondita e definitiva su un problema che riguarda decine di migliaia di lavoratori, nonché in generale il sistema del pubblico impiego, il suo funzionamento e la sua efficienza. Si tratta di un problema che origina da un «pasticcio», vale a dire l'inserimento, da parte del Governo, nella legge finanziaria di norme irrazionali, contraddittorie e, a nostro avviso, viziate da un forte sospetto di incostituzionalità. Tali norme sono volte a sanare situazioni di fatto relative ai lavoratori flessibili presso le pubbliche amministrazioni, che in generale definiamo, non sempre propriamente, «precari». Abbiamo valutato che a fronte di circa 300 mila unità complessivamente interessate nell'ambito di diverse tipologie, che vanno dai contratti a termine, ai contratti di formazione lavoro, ai co.co.co., ai contratti a tempo determinato, ai lavori socialmente utili (vale a dire tutto l'arcipelago delle varie tipologie di lavoro), soltanto poche migliaia di lavoratori rientrano nelle figure dei «precari storici», ossia di coloro che da un notevole numero di anni sono alle dipendenze dello Stato in maniera flessibile ed esterna rispetto ai dipendenti pubblici propriamente detti. Circa il 90 per cento di tali cosiddetti «precari» è legato, è alle dipendenze di regioni, servizio sanitario ed enti locali. Del resto, per stessa ammissione del ministro Nicolais, fatta ad inizio mandato, il pubblico impiego registra oggi 400 mila eccedenze (e 400 mila eccedenze, al costo di 33 mila euro per dipendente pubblico, significano fra i 12 e i 13 miliardi di euro di servizi non corrisposti). All'interno della legge finanziaria sono state introdotte norme irragionevoli che prevedevano percorsi di stabilizzazione per soggetti con situazioni assai diverse fra loro: coloro che hanno un contratto alla data del 29 settembre 2006, indipendentemente dall'anzianità; coloro che hanno solo tre anni di servizio, anche non continuativi e senza contratti in corso; coloro che hanno avuto contratti con diverse amministrazioni in periodi diversi; coloro che hanno lavorato nei gabinetti di ministri, sottosegretari, presidenti ed assessori (come indirettamente confermato da una circolare dell'ANCI, frettolosamente ritirata); coloro che non hanno mai sostenuto una prova selettiva, in favore dei quali se ne organizzerebbe una riservata ed evidentemente fittizia. Vi è inoltre il problema - creatosi dopo i molti anni di blocco delle assunzioni nel pubblico impiego - dei 70 mila vincitori di concorso e dei 70 mila idonei. L'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001 esclude che la violazione di norme imperative relative a forme contrattuali flessibili da parte delle pubbliche amministrazioni possa in ogni caso dar vita alla trasformazione del rapporto di lavoro in rapporto a tempo indeterminato. Com'è noto, la diffusione di contratti di lavoro flessibili è dovuta al fatto che tali contratti sono stati adoperati come strumenti per eludere il blocco delle assunzioni e per arginare un'eccessiva rigidità delle prestazioni dei dipendenti pubblici (dovuta in larga parte, dobbiamo ammetterlo, all'atteggiamento di contrapposizione del sindacato). Se infatti avessimo avuto una maggiore possibilità di introdurre orari flessibili, e se avessimo incentivato di più l'utilizzo degli straordinari, probabilmente non vi sarebbe stato un così vasto ricorso alla flessibilità. Ci si trova dunque in una situazione difficile, poiché vi è stato un uso distorto della flessibilità e - attraverso le citate previsioni della legge finanziaria - si è ingenerata un'aspettativa di stabilizzazione. Chiediamo pertanto che il Governo si impegni - in questo senso va il dispositivo della mozione in esame - ad affrontare il problema della stabilizzazione secondo il principio della meritocrazia, attraverso prove selettive aperte (ove esse non siano state già svolte). Chiediamo inoltre che si distingua fra i casi di vero precariato e quelli nei quali tale espressione non si può adoperare. Infatti - colleghi e soprattutto colleghi della maggioranza - non possiamo parlare di precariato in tutti i casi. Ad esempio, una persona che abbia avuto un contratto a partire dal 1o settembre dell'anno scorso non è un precario. Dividiamo dunque i veri precari dai falsi. Inoltre, chiediamo che la stabilizzazione non diventi una sorta di sanatoria generalizzata in cui vengano inclusi, un poco di soppiatto, anche i portaborse di coloro che svolgono incarichi politici. Credo che vi sia su questo punto la buona volontà, se non altro per decenza, anche del Governo; certo vi è la condivisione dei colleghi di Alleanza Nazionale e della Casa delle libertà, ma credo di tutto l'arco parlamentare (di cui non mi faccio portavoce: se così sarà, saranno loro a dirlo). Parlo di sanatoria perché in realtà proprio di ciò si tratta. Naturalmente, è innegabile che parliamo di persone che prestano servizio in maniera assai nobile, efficace ed attiva nell'ambito del settore pubblico a livello statale o locale (probabilmente, anzi, questa efficienza è legata alla situazione di flessibilità e di incertezza contrattuale che caratterizza tali lavoratori). Tuttavia, vi è anche da dire che queste persone, spesso, sono state chiamate anche in deroga al buonsenso, alle discipline normative, nonché alle effettive esigenze, o, comunque, sono il frutto dell'utilizzazione, spesso distorta (altrimenti non registreremmo questi numeri), della flessibilità da parte dei dirigenti o dell'autorità politica che, attraverso i dirigenti, ha permesso l'assunzione di tale personale. Quindi, vi è un problema di responsabilità. Vi sono dei responsabili per quanto riguarda le sacche di precariato e dovremmo fare chiarezza in merito! Queste stabilizzazioni dovrebbero essere commisurate alle esigenze di organico, senza caricare la macchina pubblica in maniera inefficiente dove non vi è bisogno. Bisogna fare in modo che le assunzioni vengano effettuate parallelamente a questo percorso, attivandone uno per gli idonei e per i vincitori di concorso; ve ne sono tanti che rivendicano il diritto sacrosanto alla meritocrazia, e nessuno li protegge e li tutela. Crediamo che sia un errore, perché sono giovani che studiano, si preparano, partecipano e vincono le prove selettive, e che si pongono delle domande di fronte ad un processo di sanatoria di questo genere. Pertanto, non lasciamoli soli; aiutiamoli ad essere assunti nei posti per i quali hanno vinto meritatamente un concorso (sono giovani che hanno studiato ma, magari, non sono figli di amici di dirigenti, o comunque non hanno amicizie tali per cui possono sperare in un'assunzione a chiamata) e comportiamoci da persone serie, che rispettano la legge e la Costituzione, anche perché, di fronte a norme palesemente incostituzionali, si rischiano ricorsi che inficeranno queste norme e le aspettative ingenerate saranno disattese. Bisogna promuovere la mobilità, la flessibilità dei dipendenti, perché quando si rispettano queste condizioni il ricorso all'esterno si riduce. Bisogna impedire la formazione di nuove sacche di precariato, perché, colleghi, se affrontiamo la questione in maniera superficiale o in termini di sanatoria una tantum, potremmo ritrovarci di fronte allo stesso identico problema. Pertanto, dobbiamo valutare la responsabilità contabile e amministrativa dei dirigenti. In parte già c'è, ma vogliamo che sia rafforzata; dobbiamo trovare il modo di chiudere questi rubinetti, altrimenti, ciclicamente, ogni 2, 3, 4 o 5 anni, ci ritroveremo di fronte allo stesso problema, che non sarà più l'eccezione ma la norma, ed una disposizione di questo genere non potrà entrare a regime. Occorre, inoltre, permettere al lavoratore che presta la propria opera nel sistema pubblico di riproporsi sul mercato, perché, altrimenti, è ovvio che l'unica aspettativa che si ingenera è quella dell'assunzione a tempo indeterminato. Quindi, credo che, da questo punto di vista, si possa e si debba fare molto, così com'è stato fatto, per esempio, per quanto riguarda il servizio di leva, con riferimento al quale si poteva scegliere se seguire la carriera all'interno del servizio o un periodo di ferma breve, maturando competenze da spendere sul mercato. Occorre, inoltre, adottare iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento degli impiegati pubblici, per promuovere il ruolo dei dirigenti. Crediamo, infatti, che i dirigenti non siano, come sostiene il ministro Ferrero, la causa del «fannullismo» del pubblico impiego in tante amministrazioni (paradossalmente, questa sinistra ne rappresenta la bandiera, il nume tutelare, anche se, almeno in termini di facciata, dichiara di combatterlo). In tale contesto, non possiamo immaginare nessun altro strumento se non quello della responsabilizzazione dei dirigenti. Riteniamo che si debba fare qualcosa in ordine a questo problema. Per tale motivo, alcuni di noi hanno sostenuto la proposta Ichino che, a nostro modesto avviso, ha tuttavia il limite di introdurre una nuova autorità; sebbene, infatti, vi sia un ente terzo, essa comporterebbe l'istituzione di un nuovo ente. Come dicevo, tale proposta, comunque, va nel senso giusto, individuando meccanismi di valutazione. Crediamo che nel memorandum ciò sia stato svilito attraverso un meccanismo di concertazione complessiva con il sindacato.
Riteniamo che sia interesse anche del Governo lavorare per una maggiore efficienza e per una maggiore produttività del pubblico impiego, rappresentando, in qualche modo, l'interesse pubblico, senza «svenderlo» in cambio di un accordo sottobanco con il sindacato. È ciò che sta accadendo riguardo al contratto del pubblico impiego, rispetto al quale si è ormai in un regime di contrattazione permanente, costante e continua, in cui è penalizzato l'interesse pubblico, dei cittadini, degli utenti e dei consumatori, perché non si riesce ad ottenere che si stabilisca che, a fronte di aumenti, si deve rendere più produttivo il pubblico impiego. Non si riesce a fissare un criterio sulla valutazione dei dipendenti pubblici. Non si riesce ad ottenere nulla di tutto ciò, perché si continua con la vecchia logica del finanziamento «a pioggia» e della contrattazione permanente, perché, addirittura, si contratta la direttiva che deve essere inviata all'Aran (anche quest'agenzia è ormai tutta governata, nel consiglio di amministrazione, da persone che provengono dal sindacato) e perché, nel contrattare tale la direttiva, - si passa attraverso una contrattazione preventiva ed una successiva. Gli stadi di contrattazione, cioè, sono innumerevoli, con il risultato di impegnare molti soldi non ottenendo nulla in cambio. Ci piacerebbe, inoltre, capire, considerato che altre mozioni sollevano il problema in modo importante, a che punto è la citata direttiva. I colleghi di Rifondazione comunista-Sinistra europea e dei Comunisti Italiani ponevano una questione relativa all'articolo 417. È un articolo che Rifondazione comunista-Sinistra europea e i Comunisti italiani hanno fortemente voluto e su cui il Governo deve fare chiarezza. Chi rientra nella stabilizzazione e chi non vi rientra? Noi sosteniamo che si può fare una distinzione tra veri precari e falsi precari, ma qualcuno dovrà dirci, vivaddio, chi rientra in tale stabilizzazione! Altre mozioni chiedono addirittura la stabilizzazione dei dirigenti del personale scolastico, delle consulenze prestate dai liberi professionisti, e chi più ne ha, più ne metta: chi ha più fantasia, proponga! Lo ripeto: noi riteniamo che bisognerebbe fare chiarezza su tale aspetto. Il ministro Chiti è venuto a «venderci» un DPCM che, in realtà, non è nulla di più che la prosecuzione di un'iniziativa perseguita dall'allora ministro Baccini e già finanziata dal Governo di Berlusconi, quella che riguarda 6.900 - su 8 mila - statali. Sono stati aggiunti 800 statali, ma, lo ripeto, l'iniziativa è stata dell'allora ministro Baccini. Vi è l'esigenza di capire quando sarà attuata la direttiva sul precariato nel pubblico impiego. A che punto siamo, signor sottosegretario? Cosa sta facendo il Governo, cosa abbiamo prodotto? Quali risposte diamo sulla stabilizzazione? Ci pare di capire che non è pronta nemmeno una bozza. Nel fondo del precariato residuano 5 milioni di euro, che servono alla stabilizzazione di circa 120-130 persone. Il problema, quindi, esiste ed è all'ordine del giorno, la programmazione che si può fare va fatta all'interno di una mappatura dei fabbisogni. Vogliamo, dunque, capire se esiste una mappatura dei fabbisogni, se tale mappatura è attuale e che cosa pensa il Governo in ordine, ad esempio, alla riserva del 60 per cento a favore dei co.co.co. nei concorsi per i posti a tempo determinato. Anche in tale ambito si rischia, infatti, di raddoppiare la prestazione precaria e di ampliare nuovamente la sacca del precariato, senza offrire certezze, ma ingenerando ulteriori aspettative. In tal senso credo, dunque, che le mozioni presentate da Forza Italia e dagli altri gruppi della Casa delle libertà siano molto ragionevoli, in quanto pongono problemi che sono sotto gli occhi di tutti. È nostro interesse ragionare con pacatezza, ma anche con grande serietà su tali problemi, perché abbiamo di fronte le aspettative di decine di migliaia di lavoratori. Crediamo che si debba avere rispetto per questi lavoratori, dando loro non illusioni che non possono tradursi nella realizzazione di un sogno, magari instillato per puri scopi politici, ma risposte concrete,
attendibili. Dobbiamo evitare di aprire un contenzioso tra poveri, tenendo quindi presenti le esigenze di tutti: vincitori di concorso, idonei e precari. Mi riferisco ai precari veri, non ai portaborse dei politici, né a quelli inseriti per amicizie verso forze politiche o per potere di lobby in qualcosa che non è più definibile come una stabilizzazione. Si tratterebbe, infatti, di una sanatoria indiscriminata di cui tutti i cittadini - persino quelli che rischiano con le imprese, quelli che pagano le tasse e che non hanno la certezza dello stipendio a fine mese perché operano sul mercato - saranno costretti a pagare le conseguenze, insieme alle nuove generazioni, che rischiano di avere a che fare con un pubblico impiego affaticato, appesantito per colpa di chi non ha saputo dire di no quando occorreva, e non ha saputo dire di sì a quelli a cui invece ciò andava detto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, ritengo sia mio dovere rappresentare la posizione del Governo, con la più ampia disponibilità ad esprimere una valutazione complessiva sulle argomentazioni che sono state svolte, allorché sono state illustrate e commentate le mozioni all'ordine del giorno, rifuggendo dalla tentazione - posto che ne fossi capace - di trincerarmi dietro pseudotecnicismi, al solo scopo di fuggire dal significato vero dei problemi che sono stati posti. Se mi posso permettere, credo che abbia ragione l'onorevole Rocchi quando esprime riconoscenza nei confronti del collega Baldelli per aver offerto all'aula un'importante occasione, presentando la mozione a sua firma, per discutere non soltanto di precarietà, ma complessivamente anche di lavoro. Anch'io che, come è facilmente intuibile, non ho condiviso tutte le considerazioni svolte dall'onorevole Baldelli, a mia volta, gli sono personalmente grato, perché effettivamente vi era e vi è grande bisogno di un dibattito di questo tipo. Credo si debba partire dalla novità costituita dai commi presenti nella legge finanziaria che regolano le competenze, attribuite in capo al Parlamento e al Governo per le proprie responsabilità, in materia di precariato, sottolineando il fatto che, finalmente, nella legge finanziaria, il problema del precariato viene affrontato con onestà intellettuale. Se mi è consentito - lo faccio sommessamente, ma con il tentativo mi auguro non sgradito di rispondere alla vostra attenzione ideale e passione civile con altrettante dotazioni d'animo - credo che serva molta onestà intellettuale per affrontare in maniera serena e costruttiva il problema del precariato. Tale problema, infatti, comporta tali e tante implicazioni di carattere etico, starei per dire anche di carattere morale, da meritare il massimo dell'attenzione e pretendere che esso non sia liquidato con «tecnicalità», o, peggio ancora, con giudizi che si sostanzino in una frettolosa liquidazione della materia. La politica è chiamata a dare delle risposte che debbono passare attraverso una declinazione onesta, intelligibile e chiara delle volontà della stessa politica. Ritengo che si debba partire innanzitutto dalla necessità di riconoscere l'ampiezza del problema e dalla necessità di attribuire a quanti si trovino nella situazione di precariato una condizione personale e professionale la cui natura non va certamente ricondotta alla loro volontà, bensì, lasciatemelo dire, alla volontà delle pubbliche amministrazioni che hanno posto in essere i provvedimenti di assunzione. Se vogliamo essere «crudi» nel trattare questa materia, dobbiamo riconoscere ciò che è ovvio ma che, a quanto pare, non sempre viene ricordato: i precari della pubblica amministrazione sono diventati tali in ragione di provvedimenti di assunzione posti in essere dall'apparato statale, dal sistema delle autonomie e da tutte quelle altre fonti pubbliche che sono governate da rappresentanti del popolo e che inscrivono la loro azione nel quadro dell'impianto statuale. Non stiamo parlando di «abusivi», bensì di persone che hanno risposto a chiamate di tipo pubblico, che si sono sottoposte a verifiche di tipo pubblico e che, in ragione di un principio giuslavoristico elementare, hanno semplicemente - l'uso di quest'avverbio in questo caso è volutamente provocatorio - cercato di uscire dalla condizione di disoccupati per cercare di lavorare, per trovare cioè un'occupazione. È vero - come è stato efficacemente ricordato dagli intervenuti, in modo particolare dagli onorevoli Baldelli e Lo Presti - che si deve cercare di evitare un corto circuito, una guerra fra poveri, e, come da ultimo è stato detto anche dall'onorevole Rocchi, una contrapposizione fra disoccupati, precari, vincitori e idonei a concorso. Il Governo - sia chiaro - non intende indiscriminatamente piegarsi ad eventuali suggestioni di sanatorie: non è previsto dalla legge che si proceda indiscriminatamente verso forme di sanatoria. La legge - la circolare che sta per essere emessa lo ribadirà in termini dettagliati, assolutamente chiari ed intelligibili - stabilisce tutta una serie di condizioni effettivamente necessarie, direi indispensabili, per poter essere riconosciuti precari e per poter essere immessi in un contesto di stabilizzazione, che risponde a tutti i dettami costituzionali. Ciò non significa, onorevoli Baldelli e Lo Presti, che il Governo non intenda tenere in conto alcuno il problema dei vincitori dei concorsi o degli idonei, né che i posti che verranno legittimamente, allorché se ne verificheranno le condizioni, attribuiti alle persone in grado di essere stabilizzate, debbano essere coperti a loro danno. Il Governo è impegnato, avendo le idee chiare sulla pubblica amministrazione, a favorire l'immissione più ampia possibile negli organici della pubblica amministrazione di quanti hanno regolarmente vinto i concorsi. Ciò, però, evitando accuratamente che si creino contrapposizioni, conflitti e che si attribuiscano patenti di abusivismo a coloro che, in ragione di leggi cogenti per il tramite della stabilizzazione, hanno la facoltà di uscire da una condizione di precariato. Occorre ricordare che il Parlamento italiano, che ha dato incarico al Governo di agire, ha ritenuto di dover affrontare la questione del precariato non solo per superare un'emergenza (che il Governo si augura possa essere assorbita e superata entro la legislatura), ma anche perché ha un'opinione molto netta e chiara riguardo a ciò che deve essere la pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione (di cui si occupa non solo l'articolo 97 della Costituzione; vorrei al riguardo richiamare la vostra attenzione anche su quanto riportato dagli articoli 2 e 3 della Costituzione) è un apparato servente grazie al quale sono declinate, attuate e inverate nella realtà quotidiana le libertà che la Costituzione riconosce e garantisce. Non è possibile, pertanto, affiancare il ruolo della pubblica amministrazione a qualcosa di ingombrante, noioso, pachidermico o, peggio ancora, ad un luogo che sia abitato da persone accidiose o nullafacenti, senza far torto al disposto costituzionale e a ciò che oggettivamente nella realtà dovrebbe essere considerato. Il problema della stabilizzazione, del superamento delle condizioni di precariato risponde anche alla volontà di potenziare la pubblica amministrazione, di rafforzarla, di restituirle quello spirito e slancio di cui necessita. Signor Presidente, onorevoli deputati, ritengo che sia vero quanto efficacemente sostenuto dall'onorevole Bodega, allorché, con molta correttezza, invita il Parlamento a riconoscere la complessità della materia e a non rinunciare a trovare punti di incontro. Sono d'accordo con lei: la materia è talmente complessa e ha tali implicazioni di carattere che definirei prepolitico, addirittura afferenti lo stesso diritto naturale, da non potere essere liquidata in maniera schematica o faziosa. È per questo, signor Presidente, che mi permetto di rivolgere alla Camera, accingendoci a concludere la fase della discussione, l'auspicio che si pervenga alla presentazione di un atto di indirizzo unitario. Come da ultimo ricordava l'onorevole Rocchi, ma è stato detto da tutti i presentatori delle mozioni, questa sarebbe un'occasione e un'opportunità per fare innanzitutto chiarezza su come vogliamo che sia la pubblica amministrazione e su come intendiamo garantire la dignità di quanti operano al servizio del nostro Paese: che si tratti di lavoratori ministeriali, delle agenzie, delle regioni, delle province, dei comuni, stiamo sempre parlando, comunque, di pubblica amministrazione. Sarebbe bello se si potesse pervenire strategicamente ad un patto condiviso sulla pubblica amministrazione. Credo che questa sera sarebbe molto significativo pervenire ad una unificazione delle mozioni, le quali, ancorché originate da motivi, valutazioni e ragionamenti diversi, giungano a conclusioni tali che, per il tramite dei rispettivi dispositivi, possano consentire al Governo, allorché mi sarà consentito, di esprimere parere favorevole. Ovviamente, signor Presidente, mi riservo di esprimere il parere sulle mozioni a momento debito.

GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00152. Per quanto riguarda la mozione Baldelli ed altri n. 1-00137, se fosse presentata richiesta di votazione per parti separate, il Governo sarebbe disponibile a specificare la propria posizione.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, se lo ritiene, può esprimere fin d'ora il parere con riferimento alle specifiche parti della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione).

GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo, con il quale si impegna il Governo «ad adottare iniziative urgenti volte ad individuare, nel percorso della stabilizzazione delle posizioni contrattuali flessibili nella pubblica amministrazione, che dovrà necessariamente prevedere, secondo il principio della meritocrazia, prove selettive aperte, ove non siano già state svolte, i casi di effettivo precariato, in relazione alla durata e alla natura del rapporto», il Governo esprime parere contrario. Il Governo esprime invece parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative urgenti per chiarire che in nessun caso la stabilizzazione potrà riguardare il rapporto di lavoro con gli uffici di diretta collaborazione di incarichi politici (...)» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Per quanto riguarda il terzo capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative urgenti per garantire che la stabilizzazione dei precari sia comunque finalizzata a coprire le carenze di organico delle amministrazioni e non si risolva nell'ulteriore rigonfiamento» dei ruoli delle amministrazioni, il Governo esprime parere favorevole, così come sul quarto capoverso del dispositivo, che impegna il Governo ad «adottare iniziative urgenti per prevedere anche l'assunzione
dei vincitori e degli idonei dei concorsi pubblici, con riferimento alle graduatorie ancora in vigore, coniugandola con il processo di stabilizzazione». Il Governo esprime invece parere contrario sul quinto capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative normative urgenti per consentire che, attraverso la mobilità dei dipendenti pubblici, la flessibilità dei turni e degli orari e l'incentivazione degli straordinari, le amministrazioni possano far fronte alle proprie esigenze organizzative mediante il personale di ruolo». Il Governo esprime, inoltre, parere contrario sul sesto capoverso del dispositivo, che impegna il Governo «ad adottare iniziative normative urgenti volte innanzitutto ad impedire il formarsi di nuove sacche di precariato nella pubblica amministrazione, prevedendo, in particolare, un regime di responsabilità amministrativa contabile per il dirigente pubblico che stipuli un contratto di lavoro flessibile, al di fuori delle condizioni e dei termini previsti in via generale per tale tipologia di contratto». Il parere invece è favorevole sui capoversi settimo ed ottavo del dispositivo, che impegnano il Governo, rispettivamente, «ad assumere le iniziative volte a permettere al lavoratore, che presta la propria attività lavorativa presso la pubblica amministrazione con un contratto flessibile, di poter spendere sul mercato, in maniera proficua, questa esperienza lavorativa, senza che si ingeneri l'aspettativa di una sicura assunzione a tempo indeterminato nell'ambito dell'apparato amministrativo dello Stato»; e «ad adottare iniziative normative al fine di predisporre un sistema di valutazione dell'efficienza e del rendimento degli impiegati pubblici che promuova il ruolo dei dirigenti» (Applausi del deputato Baldelli).

PRESIDENTE. La invito ad esprimere il parere del Governo anche sulla premessa della mozione. La ringrazio.

GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere sulla premessa è contrario.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in sede di dichiarazione di voto sulle due mozioni in esame, quella della Casa delle libertà, la n. 1-00137 (Nuova formulazione), di cui ho l'onore di essere primo firmatario, e quella presentata dai colleghi del centrosinistra, la n. 1-00152, a prima firma dell'onorevole Franceschini, desidero rivolgere un ringraziamento al sottosegretario Scanu sia per la sua presenza in Assemblea sia per la competenza con cui ha affrontato un argomento così importante sul quale oggi siamo chiamati a confrontarci. Il rappresentante del Governo ha dato, infatti, dimostrazione, seppur nelle difficoltà politiche presenti all'interno della maggioranza, nelle spaccature, negli equivoci e nelle diverse interpretazioni del concetto di precariato, sia in ambito privato sia in ambito pubblico, di onestà intellettuale, di disponibilità a confrontarsi, come Governo, su temi concreti e su nostri appunti, che abbiamo formulato in maniera chiara al Governo e che abbiamo voluto portare in quest'aula, consentendo al Parlamento di valutare e discutere serenamente su un tema, lo ripeto, particolarmente rilevante perché riguarda una platea che, anche se ancora non bene identificata, consta di svariate decine di migliaia di persone, di lavoratori, in particolar modo di giovani. Credo che il centrosinistra avrebbe dovuto e potuto fare di più. Ho letto il testo della mozione unitaria del centrosinistra: francamente mi sembra che non aggiunga nulla a considerazioni ovvie, vale a dire che il Governo deve fare in modo di applicare la legge e di rispettare gli impegni che si è assunto. In realtà essa non dà, come invece una mozione dovrebbe, un indirizzo chiaro al Governo su come interpretare queste norme, che - mi permetta il rappresentante del Governo presente in aula una correzione non tanto formale quanto sostanziale - sono state sì approvate dalle Camere, ma non si può dire che il Parlamento abbia dato mandato al Governo di attuarle, perché tali norme sono state inserite come commi in un maxiemendamento che ne comprendeva millecinquecento, di cui il Parlamento non ha avuto, né nelle Commissioni - il presidente Pagliarini lo sa bene - né in Assemblea possibilità di discutere. Credo che ci sia un problema di fondo, una spaccatura che nel centrosinistra percorre tutta la linea della politica sul lavoro pubblico e privato, e che essa emerga anche in quest'occasione. La genericità della mozione dell'onorevole Franceschini è tale e tanta da non permettere nemmeno allo strumento di indirizzo al Governo di dare degli orientamenti chiari. Noi ci aspettiamo delle risposte, aspettiamo una direttiva. La preghiamo, signor sottosegretario, di riferirlo ad un ministro ormai sempre più latitante (il suo coraggio e la sua presenza in aula ci confortano): il ministro Nicolais che, per quello che ne sappiamo, da quello che leggiamo dai foglietti che stipula a margine della contrattazione con il sindacato dovrebbe essere ancora in carica. Non si può concordare tutto e soltanto con il sindacato! Dovremmo tutti rallegrarci, a partire dal presidente Pagliarini, ai membri della Commissione lavoro, ai colleghi di tutti i gruppi parlamentari, che finalmente abbiamo l'occasione per discutere in Parlamento di un provvedimento così importante. Ci aspettiamo (ed è riportato anche nelle indicazioni sul monitoraggio) che il Parlamento sappia quali sono i contenuti delle direttive che il Governo non può continuare a concordare solo con il sindacato. Crediamo che gli amici, i colleghi del gruppo della Rosa nel Pugno abbiano evidenziato, con grande onestà intellettuale, i problemi che sono condivisi in ordine al funzionamento delle pubbliche amministrazioni e alle valutazioni dei pubblici dipendenti. Su ciò si devono dare risposte senza demagogia, con grande serenità, ma si deve cominciare subito. Crediamo che il ruolo dei dirigenti vada valorizzato: essi devono essere valutati per primi, ma poi il loro ruolo e la loro responsabilità dovrebbero consistere nel valutare gli impiegati pubblici e far funzionare la macchina organizzativa, come dice il collega Rocchi. Si dovrebbe cominciare con il responsabilizzare proprio i dirigenti perché non pensiamo, come il ministro Ferrero, che essi sono la causa ma la soluzione a questo problema. Ci fa piacere che finalmente si sia chiarito che non si sta facendo la sanatoria dei portaborse (una mozione lo evidenzia) e ringrazio il Governo e quei tanti che si sono espressi a favore di questo punto. Ben venga questa occasione perché finalmente si riesce a capire che cosa sarà dei vincitori dei concorsi e degli idonei che da anni aspettano una risposta e che, grazie a questo processo di stabilizzazione, cominceranno ad avere delle risposte. Abbiamo anche l'occasione di sapere che il Governo non «gonfierà» nuovamente i ruoli delle amministrazioni, ma valuterà le esigenze di organico. Un altro punto molto importante consiste nella possibilità di spendere sul mercato, a livello di curriculum e di competenza, le esperienze nel pubblico di quei lavoratori che, diceva giustamente il sottosegretario Scanu, non sono abusivi perché qualcuno li ha chiamati. Quindi, colleghi, cominciamo ad affrontare in maniera onesta questo messaggio: non sono abusivi, ma chi li ha chiamati, magari in violazione delle leggi, deve avere la responsabilità di aver violato il blocco del turn over. Non possiamo accettarlo. Il blocco del turn over, cari colleghi del centrosinistra, nasce alla fine degli anni novanta, non l'ha inventato il Governo Berlusconi. E ringraziamo il blocco del turn over, perché le casse dello Stato non sono state svuotate e il nostro debito non si è raddoppiato. Il blocco del turn over è stato una norma di rigore virtuosa, non una norma di rigore viziosa. Chi ha utilizzato la flessibilità per arginare una norma prevista dalla legge finanziaria, ha commesso un errore, ha violato la legge e non ha favorito i precari, ma li ha messi in condizioni di difficoltà. Poiché non vogliamo combattere una guerra tra poveri, si deve fare chiarezza. Al ministro Nicolais chiedo di inviare anche a noi, oltre che ai sindacati, quella circolare dove finalmente si riesce a capire chi sono i veri precari; chi sono coloro che hanno una situazione difficile che si protrae da anni con contratti continuati e ripetuti nel pubblico impiego, e quelli che invece hanno solo un contratto, che sono a contratto da pochi mesi. Per esempio, la questione dei tre anni è retroattiva o vale per il futuro? Non ha senso sistemare qualcuno che ha un contratto dal 1o settembre. Allora - lo dico ai colleghi Pagliarini, Rocchi e a quelli che dimostrano di avere una sensibilità maggiore che spesso il Governo disattende perché non ha risorse nei confronti di un certo precariato - cerchiamo di capire chi sono i veri precari e impediamo che questa situazione continui a verificarsi per non trovarci fra due o tre anni a discutere un'altra volta della sanatoria e dei precari. Evitiamo che questo accada. Approviamo delle norme rigorose e applichiamole. E relativamente ai punti per noi importanti - l'incentivazione degli straordinari e la flessibilità dei turni - su cui il Governo si è espresso negativamente, facciamo in modo che il precariato e la flessibilità all'esterno non siano un modo per «rattoppare» quegli spazi impediti dalla troppa rigidità nel pubblico impiego. Il sindaco che vuole aprire gli uffici per più tempo o riesce a contrattare una maggiore flessibilità con il sindacato e con il personale o ricorre agli esterni. In tal senso il ruolo del sindacato diventa fondamentale. Mi rivolgo allora ai colleghi che sono vicini alla storia sindacale, una storia importante: cercate anche voi di influire su queste dinamiche per fare in modo che il sindacato rappresenti uno strumento di miglioramento del paese e non soltanto, in sede di contrattazione, una controparte che troppo spesso chiede di più in cambio di nulla. Ci vuole onestà intellettuale per parlare di pubblico impiego, è un grande bagaglio che dobbiamo consegnare migliorato alle nuove generazioni. Ringrazio, a partire dai colleghi della Rosa nel Pugno, che hanno avuto onestà intellettuale, tutti coloro che hanno dato merito ai firmatari di questa mozione di aver sollevato un dibattito. A tutti coloro che sono intervenuti con onestà intellettuale e convinzione nelle proprie ragioni do altrettanto merito di una battaglia che, comunque vada, deve evolversi a beneficio di tutti, senza illudere persone che in qualche modo si trovate coinvolte in questo meccanismo. Sottosegretario Scanu, lo ricordi al ministro Nicolais: su questo punto abbiamo il dovere di pronunciare una parola chiara perché la politica non si può assumere la responsabilità di prendere in giro migliaia di cittadini, di giovani e di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), nel senso di votare separatamente la premessa e ciascuno dei capoversi della parte dispositiva. Ricordo che il Governo ha espresso parere contrario sulla premessa e sul primo, quinto e sesto capoverso del dispositivo ed ha espresso parere favorevole sui restanti capoversi. Avverto altresì che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.
(Presenti 424 Votanti 422 Astenuti 2 Maggioranza 212 Hanno votato sì 184 Hanno votato no 238).

Prendo atto che la deputata Goisis non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.
(Presenti 424 Votanti 423 Astenuti 1 Maggioranza 212 Hanno votato sì 186 Hanno votato no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Presenti 423 Votanti 420 Astenuti 3 Maggioranza 211 Hanno votato sì 410 Hanno votato no 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Presenti 432 Votanti 427 Astenuti 5 Maggioranza 214 Hanno votato sì 422 Hanno votato no 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Presenti 433 Votanti 431 Astenuti 2 Maggioranza 216 Hanno votato sì 422 Hanno votato no 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.
(Presenti 431 Votanti 430 Astenuti 1 Maggioranza 216 Hanno votato sì 192 Hanno votato no 238).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge.
(Presenti 431 Votanti 428 Astenuti 3 Maggioranza 215 Hanno votato sì 186 Hanno votato no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Presenti 416 Votanti 379 Astenuti 37 Maggioranza 190 Hanno votato sì 375 Hanno votato no 4).

Prendo atto che i deputati Goisis e Satta non sono riusciti a votare. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldelli ed altri n. 1-00137 (Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, accettato dal Governo. (Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione: la Camera approva.
(Presenti 430 Votanti 379 Astenuti 51 Maggioranza 190 Hanno votato sì 374 Hanno votato no 5).

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